Terrore in vivaio! C’è un mostro invisibile che divora le tue radici.

 

 

Ti svelo come sconfiggerlo senza fatica anche se non sei un esperto di radicazione.

 

Mentre tu sei uscito per andare in visita ai tuoi clienti le tue talee all’improvviso muoiono tutte.

Se anche a te almeno una volta è successo questo e non vuoi che ti succeda ancora, non puoi non leggere quello che sto per raccontarti.

 

Ti sarà sicuramente capitato soprattutto in autunno o in primavera di vedere le tue talee impiantate da qualche giorno, proprio quando stanno mettendo le prime radici e cominciavi a essere tranquillo per la buona riuscita, deperire velocemente e alla base trovare i tessuti sfaldati o marci come se qualcuno li avesse prima mangiati e da lì si fosse sviluppato del marciume.

Anche a me è successo agli inizi della mia carriera di vivaista che come saprai ha più di 25 anni. Incredulo non riuscivo a trovare la soluzione, e così, dopo tante domande in giro ad amici e colleghi, consigli tecnici e soprattutto dopo tanti soldi persi ho individuato finalmente il responsabile a cui ho dichiarato guerra.

Ti chiederai di chi si tratti. Te lo svelo tra un po’. Se continuerai a leggere anche tu potrai apprendere come smettere di buttare soldi vedendo il lavoro di tanti giorni, le tue talee, letteralmente sciogliersi come neve al sole.

Il responsabile (colpevole della tua perdita di soldi) è un piccolo insetto appartenente alla famiglia dei ditteri, come le mosche per intenderci.

In particolare trattasi di Bradisia paupera e Bradisia coprophila.

 

 

Questi piccoli insetti si trovano particolarmente a loro agio nei substrati di coltura contenente sostanza organica non ancora completamente decomposta, come la torba nera e con la loro attività ne accelerano la decomposizione.

Nel corso degli anni la lotta a questo flagello per le talee è stata molto intensa.

Anni addietro trovavo in commercio un prodotto a base di Cartap che era risolutivo sugli adulti ma bisognava trattare ogni tre-quattro giorni e per giunta, il prodotto in questione, se lo ricordi e lo hai mai usato, aveva un odore nauseante, come di topo morto e non parliamo della sua omologazione che quasi sicuramente era assente. Ormai fortunatamente non è più in commercio. Non mi rimaneva altro da fare che usare adulticidi, ruotando in continuazione i principi attivi ma i risultati anche se venivano non erano certo a basso costo e molte volte quando si scopriva la presenza del parassita il danno era già fatto.

Successivamente sono passato alla lotta biologica con l’uso di nematodi entomparassitari, ma anche questi andavano distribuiti  vivi e spesso arrivavano già moribondi a seguito di un trasporto non appropriato. Il lancio doveva essere effettuato frequentemente e le apparecchiature dovevano avere caratteristiche ben precise per non danneggiarli irrimediabilmente. Facile no?

I risultati si ottenevano ma ahimè quanta fatica e ai successi si alternavano sconfitte e come sempre, indovina un po’, soldi persi!

Da tutto questo ho capito che bisognava cambiare strategia di lotta, partire con un nuovo approccio. Ho cominciato a studiare questi piccoli ditteri facendo interessanti scoperte.

La prima che il danno non è operato dall’adulto ma dalle larve. 

In realtà l’adulto ha l’aspetto di un piccolo moscerino dal corpo esile, di piccole dimensioni, da 1-8 mm, di colore scuro, con apparato boccale succhiante ma badate bene non perforante. Le larve che sono proprio quelle che operano i danni, sono prive di zampe, esili e allungate, di colore biancastro, con il capo scuro.

Questa caratteristica consente di riconoscerle, quando riesci a vederle, abbastanza facilmente.

Attaccano prevalentemente le radici delle piante indebolite, pensate alle radichette delle giovani talee.

Compiono il loro ciclo nutrendosi di radichette e si trasformano in adulti attraverso la metamorfosi in cui divengono simili ad un cilindro da cui fuoriesce l’adulto il quale preferisce vivere in luoghi scarsamente illuminati e con elevata umidità. L’adulto durante la sua vita quasi non si alimenta, la femmina si accoppia poco dopo le schiusa e dopo tre giorni depone fino a 200 uova riponendole nelle vicinanze di tessuti in putrefazione o comunque staccati dalla pianta originaria ma soprattutto in zone molto umide!

Le piccolissime uova di colore giallo dopo qualche giorno (10-15 a seconda della temperatura) schiudono e ahimè di qui comincia la tua perdita di soldi.

Le larve come già detto mangiano le radichette che si formano e a volte vi sembrerà chele talee sviluppino il callo ma non le radici, in realtà la larve di prima generazione è estremamente piccola tanto da essere quasi invisibile e riesce nascondersi agevolmente nei tessuti sfaldati della talea. Per arrivare all’adulto ci vogliono in genere quattro stadi diversi e che comunque tutti si nutrono di radici e risultano difficilmente visibili ben nascoste dai tessuti che loro stesse sfaldano nutrendosi delle radichette man mano che si formano.

Della deposizione delle uova alla formazione del nuovo adulto passano circa 40 giorni per cui le larve sono attive per ben 30 giorni e causano danni enormi.

Ti ho già detto che le uova vengono deposte in ambienti umidi e con sostanza organica in decomposizione.

Queste sono le condizioni che si hanno frequentemente in molti substrati usati per la produzione di paperpot per radicazione che hanno al loro interno ingenti quantitativi di torba la quale una volta bagnata difficilmente asciuga più e se mai asciugasse non sarebbe poi così facile ribagnare. La talea non ha ancora le radici quindi la nostra “mosca” ha trovato le condizioni ideali per deporre le sue uova (alta umidità, sostanza organica in decomposizione e tessuti morti) sicura che le stesse avranno nutrizione a sufficienza per completare lo sviluppo.

A questo punto mi si è accesa la lampadina…

Se per la radicazione uso un substrato che si asciuga velocemente e non rimane mai inzuppato d’acqua, privo di sostanza organica in decomposizione avanzata, forse queste larve non potranno svilupparsi o addirittura l’adulto non sarà invogliato a deporre le uova alla base delle mie talee in quanto non ci sono le condizioni ambientali per garantire una nutrizione sufficiente alle larve che verranno fuori dalla schiusa delle uova.

Ho sviluppato la miscela per riempire i miei paperpot e gli ho dato il nome di Elepot tenendo conto anche di questo aspetto e sfido qualsiasi produttore di terricci per propagazione a dire la sua sull’argomento e vediamo pure se ne ha le competenze!

Con Elepot e un’adeguata tecnica di coltivazione non è necessario fare trattamenti per il controllo degli sciaridi, quindi finisci di perdere i tuoi soldi e per in più risparmi per tutti i trattamenti che non devi più fare.

Quindi la mia soluzione si chiama Elepot radici più forti in meno tempo!

Spero tu abbia trovato utile questo articolo e spero ti guidi verso una scelta intelligente per radicare le tue talee future.

 

Vittorio Capitanio

Fondatore del metodo Elepot