Chi mi conosce sa che da più di 20 anni mi occupo di radicazione e circa 15 anni fa, quando il sistema paper-pot cominciò ad essere usato in Danimarca, venni subito attratto da questo innovativo ed efficientissimo modo di produrre, che garantiva prestazioni eccezionali a costi molto contenuti.
Acquistai la prima macchina per paper-pot nel 2002 e cominciai a fare dei test di produzione; capii subito che le piante non sono tutte uguali e che soprattutto richiedono trattamenti specifici per radicare substrati con caratteristiche differenti.
E qui comincia la storia: chiesi a diversi produttori di terriccio di avere un substrato che desse radici forti e tempi brevi, ma mi sembrava di parlare con dei sordi, ti dicevano che avevano quello che faceva per te e ti vendevano una miscela di torba e quando andava bene con un po’ di perlite, producevamo i paper-pot ma attenti a non farli asciugare perché altrimenti non si sarebbero mai più bagnati diventando così inutilizzabili.
Da testardo e perfezionista quale sono, mi sono chiesto quali potessero essere gli elementi da utilizzare per produrre un paper-pot dalle caratteristiche uniche di assorbenza dell’acqua, ma anche di asciugatura repentina in caso di eccessi, e che mantenesse all’interno il giusto rapporto aria-acqua, quindi un’umidità costante in grado di idratare le talee nelle prime fasi di impianto e successivamente nutrirle per formare una giovane pianta che possa essere trapiantata direttamente in vasi di vendita (2-3 lt.).
Capisci bene che tutto questo non è facile da ottenere con un substrato di torba e perlite per giunta estremamente economico.
Da queste considerazioni ed esigenze ho iniziato una vera e propria ricerca con tanti test delle più svariate materie prime, compost, segatura, fibra di cocco, vermiculite, torba scura, sabbia e argille varie.
Prima da sole per capire se avevano qualcosa di buono e successivamente una volta individuate le caratteristiche positive miscelate tra loro al fine di ottenere un substrato con alta capacità di assorbire acqua, che sia dunque capace di bagnarsi velocemente se accidentalmente si asciugasse e in grado di grondare altrettanto rapidamente l’acqua in eccesso in caso di una irrigazione errata, con una percentuale di aria (porosità) molto elevata e che mantenga queste caratteristiche nel tempo per poter radicare anche piante che impiegano svariati mesi per fare radici tipo ulivo photinie, graevillae, polygale e altre ancora.
Dopo tante prove e tanti test e ancora se ne fanno svariati altri siamo arrivati a Elepot, il primo substrato multicomponente in grado di assorbire acqua e sgrondare quella in eccesso, mantenere la struttura nel tempo e nutrire le talee dopo che hanno sviluppato le prime radici.
Il dosaggio dei componenti della miscela Elepot viene fatto per sicurezza rigorosamente a mano e non su vasta scala: la miscelazione avviene a due mc per volta e i componenti in entrata vengono tutti controllati ed analizzati, dunque non un prodotto fatto in serie dove il solo interesse è che debba costare poco ma un prodotto artigianale oserei dire “fatto a mano” dove lo scopo è dare risultati sorprendenti.
Il risultato ottenuto è una miscela compatibile con il terriccio di coltivazione che non si comportasse come quei prodotti chimici dal nome straniero “plug” che tendono a distaccarsi dai terricci e nei primi giorni di impianto a dare facilmente delle fallanze specie per trapianti effettuati in periodi caldo-secchi.
Chi non ha mai provato Elepot sostiene che costa di più dell’offerta concorrente ma io dico “come puoi confrontare un prodotto testato pezzo su pezzo con uno fatto in serie?” è come voler paragonare una Ferrari con una Porche entrambe auto sportive ma con caratteristiche ed usi completamente diversi.
Detto questo chi usa Elepot, sostiene che per i risultati che ottengono, costa meno della concorrenza in quanto assicura a parità di condizioni, percentuali di riuscita più elevati e piante che meglio reagiscono al trapianto.
Aggiungo: “con questi presupposti ti sembra sensato risparmiare proprio sul primo materiale che dai alla tua talea? è come se una mamma per il proprio figlio risparmi sul latte da dare all’inizio dello svezzamento noncurante dei rischi vitali (allergie, intolleranze, intossicazioni………….) a cui si espone.”
E con questo ho terminato.
Chiedi chiarimenti a chi già usa Elepot e saprà raccontarti pregi di Elepot che io ignoro.
Ricorda che Elepot non è un prodotto industriale e che quindi va ordinato per tempo ed è sempre preferibile dire per quale specie deve essere prevalentemente usato in quanto le miscele possono essere adattate e personalizzate per diversi tipi di piante.
Alla prossima,
Vittorio Capitanio
Fondatore del metodo Elepot