Zombie in giardino gli ulivi come i dinosauri. Cambiamento del paesaggio ulivicolo italiano con l’avvento della Xylella fastidiosa

Se anche tu ti sei recato di recente in Salento in vacanza o per lavoro e sei rimasto sconvolto nel vedere gli ulivi secolari, giganti dall’apparente forza infinita, che hanno sfidato il tempo dando refrigerio con le proprie chiome ai crociati che da quelle coste partivano verso la terra santa, alle truppe alleate nella scorsa guerra e ai migranti albanesi clandestini che entravano nel nostro paese in cerca di fortuna, rattrappiti e contorti quasi fossero ormai scheletri inermi, sicuramente ti sarai chiesto il perché di tutto ciò.

 

Sicuramente anche tu sei animato dal voler capire cosa stia succedendo.

 

Non ti scriverò impressioni o pareri personali. Ce ne sono già troppi. Cercherò di spiegarti in maniera più comprensibile possibile e priva di interesse come il parassita, ritenuto finora il responsabile della fisiopatia denominata Co.Di.Ro, si comporta.

 

In particolare ti spiegherò chi è e come si diffonde, anche in relazione al mezzo di diffusione, definito vettore, con cui si sposta da una pianta all’altra.

 

Questo mio scritto non ha valore scientifico ma vuole essere semplicemente una divulgazione tecnica.

 

 

La Xilella fastidiosa è un batterio definito Gram negativo, appartenente alla famiglia delle Xanthomonadaceae. È in grado di colonizzare un gran numero di specie vegetali nelle quali si riproduce scegliendo come suo sito lo xilema, da cui il nome.

 

Mi spiego meglio, questa è la parte del fusto della pianta in cui trovano i vasi che trasportano la linfa grezza, cioè i sali minerali e l’acqua che dalle radici arriva alle foglie apportando elementi nutritivi necessari alla vita delle piante e acqua che evaporando svolge anche funzione di regolazione della temperatura.

 

Lo xilema anatomicamente si trova abbastanza in profondità, un po’ come le nostre arterie, le quali non sono facilmente raggiungibili al contrario delle vene che sono più superficiali.

 

Perché questo chiarimento?

 

Viene spontaneo chiedersi come fa un batterio ad arrivare in un sito così riparato e profondo.

 

Il danno che genera è ingente, in quanto con la sua presenza riduce, fino ad occludere i tubi xilematici, creando disseccamenti nella vegetazione a monte del punto di infezione, portando, dunque, inesorabilmente e lentamente la pianta a sicura morte.

 

Citiamo altre fisiopatie create da questo batterio, come la malattia di Pierce nella vite, la Clorosi variegata degli agrumi e altre.

 

Attenzione queste malattie sono causate da ceppi e varianti di Xylella, che comunque non appartengono al ceppo presente in Puglia sugli ulivi secolari.

 

Il ceppo che causa il Co.Di.Ro in Puglia è stato finora rilevato in Costarica. Pare che questo sia arrivato in Puglia proprio da questa area geografica mediante piante infette di oleandro e/o caffè.

 

Descritto a sommi capi il parassita cerchiamo ora di capire come questo si sposti da una pianta all’altra, colonizzandole.

 

Prima, però, voglio cercare di far chiarezza sulla sua diffusione che è affidata ad un piccolo insetto che, dotato di un apparato boccale pungente succhiatore (quasi come quello delle zanzare per intenderci) con il quale punge la pianta fino a giungere ai vasi xilematici, si nutre della linfa grezza che abbiamo visto essere lì presente.

 

Per agevolarne l’aspirazione della linfa tale insetto prima vi inietta un po’ della sua saliva, proprio come fanno le zanzare. Il fastidio o la reazione cutanea che noi avvertiamo, infatti, a seguito della puntura di zanzara altro non è la risposta del nostro organismo all’introduzione di queste sostanze estranee.

 

Aggiungo che proprio con questo meccanismo si diffonde la “malaria” malattia ancora molto temibile nelle zone di sviluppo. In Italia la stessa è stata debellata eliminando prima le fonti di inoculo, in questo caso le paludi e successivamente con la scoperta del vaccino.

 

 

Questo insetto, chiamato comunemente Sputacchina, è sempre stato presente nel nostro ambiente senza creare mai problemi alle piante se non provocando delle sporadiche decolorazioni locali nelle aree in cui si alimenta.

 

Per alimentarsi punge le piante, prevalentemente nelle porzioni più giovani e tenere, inietta la sua saliva e in seguito la aspira insieme alla linfa grezza di cui si nutre.

 

Fino a qui tutto bene ma capirete che, se la pianta su cui si va a nutrire è contaminata dal batterio, oltre alla linfa grezza aspirerà anche un po’ di cellule batteriche. Pare che queste siano poi capaci di riprodursi nell’apparato boccale della nostra cicalina, e indovinate cosa accade quando questa punge una pianta sana per alimentaristi?

 

Inietta la saliva… E con questa anche alcune cellule batteriche che da quel momento cominciano a moltiplicarsi all’interno della pianta, colonizzandola e sviluppando colonie dall’aspetto gelatinoso, che prima o poi andranno ad occludere i vasi xilematici (immaginate il colesterolo nelle nostre arterie), provocando i tipici distaccamenti sulla vegetazione che si trova al di sopra delle colonie.

 

Mi preme ricordare che dalla contaminazione fino al manifestarsi dei sintomi tipici, come i disseccamenti, può passare un tempo variabile a seguito di tutta una serie di fattori di varia origine, che delle volte può essere di mesi, ma si parla anche di anni.

 

In questo periodo la Xylella viene diagnosticata con analisi di laboratorio sofisticate ma non mostra sintomi sulla pianta malata, la quale sembra possa comunque essere fonte di approvvigionamento del parassita da parte del vettore il quale, alimentandosi su di essa, può poi contaminare piante sane e così diffondere la malattia.

 

Abbiamo capito dove vive il batterio e i danni che provoca e come si diffonde.

 

Passiamo ora a conoscere meglio il suo vettore, cioè la sputacchina.

 

Si tratta di un piccolo insetto molto simile alla cicala ma di dimensioni molto ridotte, raramente supera gli 8 millimetri di lunghezza e il suo colore varia dal verde al nero a seguito dell’età e dell’ambiente in cui vive.

 

Il ciclo di crescita comincia in inizio primavera con la schiusa delle uova, in Puglia già a fine febbraio, deposte in estate sotto la corteccia di vari vegetali. Queste uova sono resistenti a temperature molto rigide, per questo le sputacchine sono diffuse praticamente in ogni ambiente, in quanto con la schiusa delle uova il ciclo ricomincia ogni anno.

 

Le larve che si originano si nutrono sulla vegetazione spontanea aspirandone la linfa e rilasciano degli escrementi in cui soffiando aria formano in una schiuma tipica, da cui il nome di sputacchina in cui si riparano.

 

 

Gli adulti si formano a fine primavera e cominciano a nutrirsi di linfa grezza sulle piante legnose… e da qui in poi sembra tutto chiaro.

 

Pare che la sputacchina compia una sola generazione all’anno e questo può essere utile al fine di contenerne la popolazione in quanto, fino a quando gli adulti non si alimentano su piante malate, non acquisiscono la capacità di trasmettere la malattia.

 

Una volta acquisita questa permane per tutta la vita della cicalina, ed è solo per questo che le temperature basse facendo morire gli adulti possono limitare la diffusione del batterio.

 

In estate gli adulti si accoppiano e le femmine depongono in estate in luoghi riparati tipo, come già detto la corteccia delle piante, fino a 400 uova alle quali è affidato il compito di superare l’inverno e a inizio primavera ricominciare il ciclo.

 

Appare spero chiaro che se vogliamo ridurre la popolazione del vettore al fine di contenere l’avanzata della batteriosi il periodo migliore e quello in cui lo stesso si trova allo stadio di larva e che quindi non ha ancora sviluppato la capacità di contrarre e diffondere il batterio.

 

Per non apparire di parte non tratterò quali sono le misure tecniche che si possono adottare per il contenimento di questa batteriosi, definita da tanti come il peggior flagello ambientale mai visto.

 

Credo comunque siano facilmente intuitive, osservando il parassita e la sua diffusione in relazione al suo vettore.

 

Mi auguro di essere stato in grado di spiegare con parole semplici e chiare un problema serio e molto complesso.

 

Grazie per l’attenzione e al prossimo articolo.